Sempre più spesso giungono alla mia osservazione persone con sintomi disparati in fase cronica, segno di un malessere radicato, che compromette la qualità di vita in ogni aspetto della quotidianità.
Il quadro sintomatico che viene riferito spesso contempla disturbi di natura diversa, quali:
- Cervicalgia
- Dorsalgia
- Lombalgia
- Cefalea
- Tachicardia ed aritmie
- Dispnea e disfonia
- Nausea, vomito, vertigini
- Gastralgie, reflusso, stipsi o colite
- Impotenza
- Assenza o ritardo del ciclo mestruale
- Senso di oppressione al petto, mancanza d’aria
- Stanchezza cronica accompagnata spesso da insonnia
e spesso associati a “stati d’ansia”, “attacchi di panico” e/o “stati depressivi, che talvolta vengono interpretati erroneamente come sintomi a sé stanti e non correlati fra loro.
La consulenza di un Osteopata di norma viene richiesta a valle di un lungo peregrinaggio tra specialisti e indagini di ogni tipo, finalizzate ad eseguire una diagnosi differenziale, che, il più delle volte, non evidenzia alcuna patologia specifica.
La domanda ricorrente del paziente in questi casi è sempre la medesima: “Dagli esami non risulta nulla, perché io sto così male?”
La risposta al quesito non è semplice da dare a qualcuno che approccia all’Osteopatia da profano, soprattutto se è una prima esperienza, indotta normalmente dal consiglio di un familiare/amico o conoscente.
Spesso i pazienti si rivolgono all’Osteopata conoscendo quasi nulla di questa disciplina e pertanto per dare una risposta esauriente è necessario spiegare uno dei principi cardine di questa disciplina.
La mente, lo spirito ed il corpo rappresentano i lati di un triangolo definito “triangolo della salute”.
Ognuno di questi tre elementi deve mantenere un equilibrio ed una proporzione costante, in quanto la perdita di uno dovrà essere compensata da uno o da entrambi gli altri sistemi.
I “padri dell’osteopatia”, enunciando i principi della dottrina, posero l’accento sull’importanza del corpo in quanto “Unit”(un’unità di spirito, mente e struttura) e sul potere di “autoguarigione del corpo” attraverso la ricerca della salute “nella sua forma e funzione” (con questo concetto si vuol sotto-intendere che la forma interferisce e influenza la funzione e viceversa).
Questa stretta correlazione, se da un lato ci aiuta a ripristinare un equilibrio funzionale quando agiamo su un singolo sistema, allo stesso modo può, a cascata, come “una marea”, condurci ad uno stato di “non salute”.
Come una mappa, sul nostro corpo rimangono impressi i segni di ogni trauma fisico ed emotivo e toccherà all’osteopata intraprendere questo viaggio per ricondurre il soggetto al miglior stato di salute possibile.
Per far ciò l’osteopatia si avvale di tecniche valutative (strutturale, fasciale, cranio sacrale e viscerale), che consentono di comprendere il percorso che ha portato il soggetto allo stato attuale.
Il passo successivo sarà indagare e liberare lo stato di “compressione del sistema”, responsabile di una distonia neurovegetativa, che porta all’insorgenza di segmenti facilitati che si autoalimentano.
La valutazione osteopatica potrà evidenziare le seguenti condizioni:
- Forte compressione cranio sacrale, presenza di disfunzioni non fisiologiche, tensione durale con conseguente riduzione del lume di alcuni fori ed interessamento dei relativi nervi (n. vago in primis).
- Importante tensione di tutta la muscolatura cervicale e sub nucale (rigidità nucale caratteristica), tensione della fascia cervicale anteriore e dei muscoli ioidei.
- Postura con atteggiamento cifotico, spalle anteposte, rigidità toracica, limitazione della respirazione diaframmatica
- Disfunzioni vertebrali sulla colonna (disfunzioni viscero somatiche), determinate da tensioni legamentose viscerali (fegato, stomaco, cuore)
- Disfunzioni osteopatiche viscerali (addome gonfio, dolente, non approcciabile alla palpazione )
Ciò che emerge da una valutazione osteopatica è estremamente variabile; è compito dell’osteopata riorganizzare i tasselli del puzzle e decidere a quali dare importanza e quali invece rappresentano degli adattamenti secondari.
L’OSTEOPATIA si occupa di questo: di far emergere lo stato di salute del soggetto e non di soffermarsi sui sintomi, instradando il sistema sulla “via della salute”.
Spesso si tratta di un percorso faticoso, sia per il paziente, spesso sconfortato da precedenti insuccessi terapeutici, sia per l’operatore, che deve agire su un “terreno” cronico, il più delle volte da lungo tempo.
Tuttavia questi sono i casi che, nel momento in cui si riesce a migliorare la qualità di vita del paziente, restituiscono maggior soddisfazione. Vedere un sorriso sereno sul viso di chi tempo prima era davanti alla tua scrivania pieno d’angoscia dà un senso ai sacrifici e allo studio enorme che sta alla base della professione di Osteopata.
Antonella Mancin, Dott.sa in Scienze Motorie, Osteopata