A fine gennaio il quotidiano Repubblica ha pubblicato un articolo che riportava i dati del sondaggio condotto dal sociologo Renato Mannheimer relativo all’Osteopatia in Italia.
Secondo i dati presentati dal Sociologo:
1. Due italiani su tre conosce l’osteopatia e circa il 20% ha fatto ricorso nella propria vita ad un osteopata per sé o per un proprio familiare.
2. Nel 90% dei casi vi è stato un riscontro soddisfacente.
3. Nel 70% dei casi gli italiani si rivolgono ad un osteopata per trattare lombalgie e problematiche alla schiena. Inoltre, è sempre più frequente il ricorso alla pratica osteopatica per gestire in generale il dolore, acuto e cronico e pertanto trova riscontri positivi e soddisfacenti anche nel trattamento di disturbi diffusi come la cefalea muscolo tensiva oppure relativi all’apparato gastro-intestinale (colon irritabile, stitichezza, reflusso gastro-esofageo).
4. Sempre più diffuso e con ottimi risultati (suffragati anche dalla ricerca) risulta essere il ricorso all’Osteopatia in ambito pediatrico. Oggi l’Osteopatia può certamente trattare in età pediatrica problematiche di natura posturale e di sviluppo neuro-psicomotorio, ma trova altresì riscontro anche nel trattamento di importanti disfunzioni, quali le plagiocefalie.
L’Osteopatia nasce alla fine dell’800 negli Stati Uniti e per molto tempo è stata annoverata tra le medicine alternative. Oggi è considerata una medicina complementare che attraverso un approccio manuale (senza farmaci, senza chirurgia) è da ritenersi un progetto di salute che mette al centro il paziente, integrando il proprio intervento in sinergia con altre figure professionali sanitarie. Non sono rari i casi oggi in cui il ricorso all’osteopatia viene incoraggiato anche dal medico di famiglia o di altre branche specialistiche sanitarie (diffusissimo è in ambito ortodontico ad esempio).
In Europa sono molti i paesi in cui, con le dovute differenze, la professione è regolamentata (Francia, Portogallo, Turchia e Lichtenstein) e in taluni casi annoverata fra le professioni sanitarie (Inghilterra, Islanda, Malta).
In Italia la situazione normativa è ancora in fase embrionale e sebbene la Norma CEN del 2013 abbia riconosciuto la professione di Osteopata, vi è ancora molto lavoro da fare per definire e regolamentare un percorso di studi che possa garantire un elevato standard formativo e uniformità, sia nei criteri di accesso alle scuole, sia di un piano formativo idoneo a preparare i futuri osteopati.
Ad oggi, il riferimento che deve costituire una guida per definire o scegliere un percorso formativo è comunque quello indicato nella norma CEN, che prevede un iter scolastico di almeno cinque anni, compreso il tirocinio clinico, qualunque sia la provenienza accademica.
E’ fondamentale quindi rivolgersi a quegli Istituti in grado di garantire questi requisiti, poiché saranno il punto di riferimento per stabilire in futuro l’equipollenza quando sarà chiarito il quadro normativo che regolamenterà la professione.
INFROP ha deciso di attenersi rigorosamente a queste indicazioni normative e a maggior tutela dei suoi iscritti ha intrapreso, fin dalla sua costituzione, il percorso di abilitazione all’erogazione di corsi per il conseguimento dei crediti ECM. Nel 2011 è stata inserita nell’Albo Nazionale dei Provider ECM, qualificandosi ad oggi come principale realtà, nell’ambito delle scuole di Osteopatia, riconosciuta dall’Age.na.s (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali). Sebbene questo aspetto riguardi direttamente solo una parte di potenziali ed effettivi iscritti ad una scuola di Osteopatia, lo status di Provider e il relativo riconoscimento Ministeriale, certifica i requisiti di INFROP al fine di un futuro e favorevole riconoscimento statale quale ente formativo in Osteopatia, a prescindere dalle scelte normative che potranno essere approvate in Italia.
Redazionale INFROP
Rosamaria Maddaloni – Resp. progettazione & Marketing
(Fonte: La Repubblica.it, 30 gennaio 2017 – Inserto Medicina)